sabato 27 luglio 2013

Una recensione dell'autore Francesco Consiglio

Gli scrittori funambolici non sono più quelli di una volta.

Ieri sera, curiosando nel catalogo Rizzoli, mi sono imbattuto in un romanzo, La confessione, che l'editore non esitava a definire: "Imprevedibile e funambolico come il suo autore. Un thriller che ci trascina nel mondo sfavillante dello spettacolo, mostrandoci dall'interno la sua anima nera. Un romanzo che non ha paura di commuovere, di s...tupire e, fino all'ultima pagina, di colpire dove fa più male".
Il modo in cui descrivevano l'autore, "imprevedibile e funambolico", era una calamita di considerabile forza che mi spingeva all'acquisto. Sono andato su Google e ho digitato: "scrittore funambolico". Mamma mia, che risultati: "Luigi Malerba, straordinario scrittore funambolico" (Angelo Guglielmi); Giorgio Manganelli, scrittore funambolico, beffardo, spregiatore del realismo e di ogni retorica "virtuistica" (Filippo La Porta). E poi Aldo Palazzeschi, Italo Calvino, Raymond Queneau. Mi è bastato scorrere questi nomi per sospettare di trovarmi di fronte a un romanzo memorabile. Anche la collana, Rizzoli best, prometteva bene. È quella dove pubblicano autori del calibro di Jeffery Deaver, che ha conosciuto il successo internazionale con Il collezionista di ossa, e Robert Ludlum, uno dei maggiori scrittori statunitensi di romanzi d'avventura e di spionaggio, con oltre 200 mila copie vendute in tutto il mondo.
Ho comprato l'ebook, 12 euro, rinunciando, per lo stesso prezzo, a un volo Ryanair per Barcellona (accidenti al mio amore per i libri, dovrei smettere).
A questo punto vi starete certamente chiedendo perché non vi ho ancora rivelato il nome del funambolico scrittore. Sarà forse che mi piace tenervi sulla corda? Sì, come un funambolo, come Malerba, come Manganelli, come Calvino. Pazientate ancora un poco. Prima voglio farvi assaggiare un po' di quella me… di quella meravigliosa prosa. Siete pronti?
Incipit: "Il corpo senza vita di Enrico Bertini in arte Chico era riverso sul parquet della suite 606, quella che l'hotel Royal di Sanremo riserva esclusivamente agli ospiti più importanti. Quella con vista mare a 1.100 euro al giorno, 500 in più delle camere affacciate sul parcheggio e il campo da tennis".
Commento critico: Oh, cazzo! Ma chi sono quegli scemi che sborsano 600 euro al giorno per sentire il rumore dei motori delle auto che parcheggiano e i colpi sordi delle palline da tennis centrate dalle racchette?
Un frammento: "Anche se la mia carriera è cominciata nella parrocchia di Montesanto, vicino a Firenze, e i miei mi hanno dato un'educazione cattolica io non sono mai stato praticante. E nel tempo mi sono allontanato ancora di più, da anni credo di essere convinto che Dio sia soltanto un'invenzione dell'uomo".
Commento critico: Questo è un folgorante attacco al teismo, al panteismo, ma anche al politeismo e al monoteismo. Che coraggio! Che modernità! Mi viene in mente Diagora di Milo, detto l'Ateo.
E ancora: "La morte era venuta a fargli visita e non aveva chiesto permesso".
Commento critico: Che maleducata!
Concludo, non vorrei infierire: "Sì, mi sento il vuoto sotto i piedi, è una situazione insopportabile e ho bisogno di parlare con una persona di cui potermi fidare davvero. Anzi, mi scusi se ho bussato alla sua porta in piena notte, ma ero sicuro che qui avrei trovato qualcuno che mi avrebbe ascoltato. Ho un unico desiderio prima di domani: raccontare la mia storia".
Commento critico: Sei sicuro che i lettori abbiano voglia di ascoltarla?
Ora ditemi: chi è? Se non l'avete capito, eccovi dei versi tratti dalla sua opera più famosa: "Le luci spente delle due di notte / passa un barbone con le scarpe rotte / la notte qui non è come a Milano / o a Roma, pieno di casino / fra quasi un'ora arriva "La Nazione" / un ferroviere fischia una canzone / una signora senza suo marito / la guardo bene, è solo un travestito".
Ah, l'arte imprevedibile e funambolica di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo!
 
 

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