sabato 17 agosto 2013

FILM - "LA GRANDE BELLEZZA", di Paolo Sorrentino

(Recensione di Paolo Leone)

Questa non è una recensione, almeno nel senso classico del termine. Una recensione vera presuppone una preparazione, un "retroterra" di cultura cinematografica (come direbbero quelli bravi) che non appartiene al sottoscritto. L'unico esercizio che posso svolgere è quello di riavvolgere le emozioni di un pomeriggio al cinema, dopo aver ammirato il film di Paolo Sorrentino, con la star Toni Servillo. Premetto che quest'ultimo, "a pelle", non mi è particolarmente simpatico, ma certe sue espressioni, certi suoi sguardi, valgono da soli il prezzo del biglietto. Lo rivedrei già domani, per carpirne gli aspetti più sfuggevoli.
E' stato emozionante, molto. Una colonna sonora sontuosa, una fotografia mozzafiato, una regia superlativa. Magari alcuni passaggi sono poco chiari, ma sicuramente è colpa mia. La sensazione costante, anche nelle scene più belle, di un mondo in disfacimento, senza speranze. "Siamo tutti sull'orlo della disperazione", afferma Jep Gambardella in uno dei suoi affascinanti discorsi sulla vacuità di ciò che vive tutti i giorni. Mentre ammiravo l'opera, finalmente in una sala assorta e concentrata, mi ripetevo: "è un acquario...uno splendido acquario". Questa è stata la sensazione mentre davanti agli occhi scorrevano le scene spesso oniriche e recitate da grandi protagonisti. Un acquario, dove è difficile capire chi sta dentro e chi fuori. Se "il niente" della mondanità che consuma la vita del Gambardella e dei suoi "amici", o la vita "vera"...ma cosa è vero? Falliti convinti di essere il motore del mondo, arrampicatori di ogni genere, improbabili guru pseudo chirurghi estetici...e sprazzi di bellezza assoluta, nelle immagini della nostra Roma che continua a esistere come il suo fiume o nei ricordi di una purezza adolescenziale che comunque non svanisce.
Un circo di persone, dove tutto "è solo un trucco" come grida il prestigiatore amico del buon Jep sempre più in crisi esistenziale. E dove tutto è finzione, persino durante un funerale...durante il quale, quando il sacerdote chiama gli amici del defunto per portare in spalla la bara, cala il gelo e l'imbarazzo. Amori, amicizie, rapporti di ogni genere..segnati dal nulla. Carlo Verdone e Sabrina Ferilli danno vita a due personaggi di rara intensità. Una piccola luce di speranza lo lascia il finale, in cui Servillo-Gambardella capisce l'importanza delle radici e si scuote, proponendosi di tornare a vivere, scrivendo un nuovo romanzo.
Una grande opera, da vedere e rivedere. E anche da ascoltare.

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