giovedì 24 ottobre 2013

TEATRO - "Semi di Zucca" al teatro Ambra alla Garbatella

)Recensione di Paolo Leone)


Un monologo serrato, una lunga mitragliata di battute comiche ma raffinate, mai banali, a volte demenziali. Mario Zucca, volto noto in televisione nelle prime edizioni di Zelig, ma anche doppiatore di Michey Rourke e autore di diversi monologhi teatrali, si è esibito nel rinnovato Teatro Ambra alla Garbatella, il popolare rione romano. Un’ora e più di racconti dissacranti sulle figure principali della sua e nostra infanzia, da un padre assente e distratto, al parroco del quartiere, dalle vacanze intelligenti ai nonni. Un talento il suo, resistente agli anni, che meriterebbe un maggior seguito. Una capacità mnemonica che impressiona, un ritmo talmente sostenuto che a volte si fa fatica a seguirlo e mentre metti a fuoco la battuta precedente già ne ha lanciate altre due. Mario Zucca meriterebbe un maggior seguito, cosa che purtroppo non è avvenuta ieri, in un teatro meravigliosamente rinnovato, ma desolatamente vuoto. Bravo lui, grande professionista, a recitare con verve davanti a soli 13 spettatori paganti. Ma peccato anche per questo teatro, che presenta una stagione veramente interessante e a prezzi davvero stracciati. La speranza è che sia stata una di quelle serate particolari, in cui tutti gli elementi negativi si concentrano e che non sia disinteresse verso chi, con fatica e impegno, porta la cultura anche nei quartieri più popolari di questa, come di altre città italiane. Se servissero solo i grandi nomi per far uscire la gente dalle case, per staccarli dalla televisione, allora saremmo davvero messi male. Speriamo vivamente che i “semi di zucca” seminati in questi giorni, possano far fiorire l’interesse verso il teatro anche alla Garbatella.

venerdì 18 ottobre 2013

TEATRO - "Ladro di Razza"

(Recensione di Paolo Leone)

Grazia, delicatezza, realismo, poesia, leggerezza e profonda riflessione. Un acquerello dai colori tenui, pur tratteggiando uno spaccato di vita dura, drammatica. Questa è la forza, la caratteristica primaria di un grande commediografo come Gianni Clementi, non a caso uno dei più apprezzati in Europa, che si conferma nel bellissimo spettacolo “Ladro di razza”, in scena al Teatro Ghione di Roma. La storia di tre esistenze che tentano di sopravvivere nelle ristrettezze di una Roma, nel 1943, in mano ai tedeschi. Il simpatico truffatore Tito (un superbo Massimo Dapporto), appena uscito da Regina Coeli, per sfuggire alle grinfie del fantomatico usuraio “Atto de dolore”, chiede rifugio nella baracca in cui vive il suo amico Oreste (Blas Roca Rey), umile operaio delle fornaci di Valle Aurelia. Senza alcuna voglia di trovare un lavoro, escogita strampalati espedienti per rimediare il denaro da restituire al violento “strozzino”, regolarmente
 destinati al fallimento. Il caso, poi, fa sì che il furfante incontri Rachele (Susanna Marcomeni), dirigente delle fornaci in cui lavora l’amico, ricca zitella ebrea che vive in un lussuoso appartamento del ghetto di Roma. Ingolosito dalle ricchezze a facile portata di mano, il fascinoso Tito escogita un piano per risolvere tutti i suoi problemi: far innamorare la donna, ottenere la sua fiducia per poi derubarla di tutti i suoi averi. Riesce ad entrare nelle sue grazie, diventa di casa, tutto è pronto per il grande colpo. E’ l’alba del 16 ottobre 1943, i nazisti irrompono nel ghetto…Tito ha, forse per la prima volta nella sua vita, un sussulto di coscienza.
Non sveliamo del tutto, come sempre, il finale, ma la commedia ci lascia una tale sensazione di grazia, di bellezza nella sua scrittura, che quasi diventa irrilevante. Massimo Dapporto si conferma un fuoriclasse, la Marcomeni riesce ad essere drammatica ed esilarante, Blas Roca Rey è l’anima buona della storia e riesce a interpretarla con una naturalezza impressionante. La comicità non è mai fine a sé stessa e i tre personaggi riescono ad esprimere tutta la loro umanità, tanto da farci ridere e commuovere profondamente. Manna per il teatro.
 “Ladro di razza”, che avevamo visto un paio di anni fa con altri interpreti, ribadisce l’assoluto valore di Gianni Clementi, penna preziosa della drammaturgia italiana.

sabato 12 ottobre 2013

FILM – “CATTIVISSIMO ME 2”, di Pierre Coffin e Chris Renaud


(Recensione di Palma Lavecchia)

Non me ne vogliate se non ho scelto un film di un certo spessore culturale, ma piuttosto un solletico ludico tendenzialmente rivolto ai bambini. E’ che ritengo che, in un momento storico complicato come questo, la parte di noi che ne esce più sofferente, peggio trattata, è proprio il fanciullino, tanto caro al Pascoli, e che risiede in ognuno, grande o piccolo che sia. Allora, almeno portiamolo al cinema! Perché il film fa ridere e sorridere, non solo i bambini. Ho un unico rammarico: non aver visto il primo. Ma vi dico subito che non serve, seppure cercherò di rimediare quanto prima. La trama è semplice, i sentimenti tangibili, i personaggi familiari fin da subito. Ciò che più mi ha colpito, sinceramente, è la mimica: più comunicativi di tanti attori in carne ed ossa, certe volte sembrano davvero animati da un alito di Vita e meritevoli di un premio Oscar. Qualcosa della storia ricorda i Gremlins. Ve li ricordate i Gremlins, quegli adorabili cuccioli di non so cosa di quel film anni Ottanta, che se però venivano malauguratamente a contatto con l’acqua si trasformavano in creature mostruose e cattive? I Minion, parimenti, è un popolo di esserini gialli e variegati, di una simpatia disarmante, ma che il contatto con una certa sostanza trasforma in esseri abominevoli e tremolanti. Tranquilli, però, perché come nelle migliori favole, tutto si risolverà per il meglio e il bene vincerà sul male. E forse è proprio questo che ci piace delle storie per bambini, così tanto diverse dai finali di certe storie per adulti e, tanto meno, dalla realtà.. 


venerdì 11 ottobre 2013

LIBRO - "50 sfumature di nero", di E.L. James

(Recensione di Patrizia Cimmelli)

Il secondo libro della trilogia prende in maniera diversa rispetto al primo, "50sfumature di grigio". Mentre il primo si concentra molto sulla parte erotica, l'attrazione sessuale, il secondo è piu romantico, nasce il grande amore.....il sogno di ogni donna o ogni coppia, un grande amore completato da una forte e grande passione. Il primo mentre lo stai leggendo ad un certo punto pensi di mollarlo ti sembra noioso, ripetitivo, finche poi alla fine non inizia con la nascita del sentimento che ti porta a leggere il secondo. Quest'ultimo invece ti cattura anche per la souspance di alcuni avvenimenti. Nel complesso, al di la della parte erotica il libro nonostante è stato tradotto in italiano è scritto molto bene, in fondo i protagonisti sono persone molto colte ed intelligenti. E concludo pensando che sarebbe molto indicato consigliarlo agli uomini, in fondo la bella Anstasia Steele è una perfetra sottomessa al suo uomo!!!





LIBRO - "50 sfumature di grigio, di E.L. James


(Recensione di Patrizia Cimmelli)

Una storia erotica molto travolgente e dettagliata, a mio parere aiuta ad essere un po' più aperti dal punto di vista sessuale, o meglio a lasciarsi andare. Basti pensare che chi ci da questa spinta è alle sue prime armi, la sua prima esperienza in assoluto eppure si lascia cosi andare ad un uomo dannatamente bello ed affascinante, di gran fama che ha il potere economico, maniaco del controllo su tutto e tutti, dal punto di vista sessuale perverso, ma poi scopriremo che sono i fantasmi del passato che lo portano a questo.
Ed Ana la protagonista di questa storia altrettanto bella, intelligente ed astuta riesce a portare quest'uomo con la sua semplicità ed umiltà ad innamorarsi perdutamente di lei. Come gia detto essendo lui molto ricco lascio alla vostra piu bella e fiabesca fantasia immaginare come possa conquistarla.....una favola a cui non manca proprio nulla! E forse sarà per questo che la bella Ana si lascia andare???? Bhe daltronde non ha altro a cui pensare se non a questo "penetrante" idillio.

mercoledì 9 ottobre 2013

Libro – “Il cercatore di stelle”, di Daniela Curreli

(Recensione di Paolo Leone)


Opera prima di assoluto interesse questo romanzo della scrittrice Daniela Curreli. Colpisce innanzi tutto per la ricchezza e la ricercatezza nella costruzione della sintassi, ma in particolar modo per la storia in apparenza così semplice ma invece complessa, come può esserlo una vita alla ricerca dell’amore perfetto, alla ricerca della “stella” perfetta. Il titolo, appunto, ci rimanda alla leggenda descritta nelle prime pagine dalla Curreli, secondo cui, “nell’attimo in cui si incontra l’amore vero, due stelle si uniscono in un’unica grande stella che, come un fiore, si schiude e lascia cadere i suoi petali sugli innamorati.” I guai iniziano quando un amore non viene interrotto in armonia..in quel caso il guardiano delle stelle attende la riconsegna del peso dell’ultimo amore terminato. Chi si oppone a questo, vivrà della fantasia dei ricordi d’amore, una condanna vera e propria. Da questo assunto, inizia la storia di Mariano, un sardo emigrato a Marsiglia fin da giovane, un uomo che vive regalando amore. Amori intensi, mai tiepidi. Del resto, come afferma la stessa autrice, “per vivere un’esistenza effimera, basta fare economia sugli affetti.” Il protagonista lotterà con tutte le sue forze per non oltraggiare il “guardiano del cielo”, si metterà alla prova nelle sue tormentate relazioni.  Il romanzo scorre velocemente ma non senza una continua introspezione, a volte anche ostica, ma si lascia leggere con piacere. Una bellissima e ricca storia, scritta con uno stile raffinato. Presentato anche all’ultimo Salone Internazionale del Libro di Torino, dove ho avuto il piacere di conoscere personalmente l’autrice, continua ad ottenere un bel successo con la sola forza del passaparola. Attendiamo con curiosità il secondo libro dell’effervescente Daniela. (Edizioni psiconline – collana “a tu per tu”)

LIBRO - "Mama Kenya", di Lorena Cagliotta

(Recensione di Patrizia Cimmelli)

E' un libro molto travolgente, intenso, autobiografico. La protagonista è Lorena ma in realta siccome il libro ě diviso in capitoli ad ognuno vi è un vero e proprio protagonista. In questo libro Lorena parla dei suoi meravigliosi tre anni vissuti in Africa. Tutto inizia quando per una grave malattia lei perde il bambino e tra la vita e la morte chiede la grazia che se sopravvive lei sarebbe partira per l'Africa per aiutare quel popolo che le è entrata nel cuore diverso tempo addietro, quando vi è andata un viaggio di piacere con colui che al tempo era suo marito. Cosi parte da sola, inizialmente va a lavorare in un villaggio turistico ma presto, mentre continua a lavorare, va a vivere in una tribu perchè lei vuole vivere la realtà. E da lì racconta la sua vita vissuta, anche nelle difficolta piu dure parla di quella terra come unico paradiso terrestre, te la fa amare, entrare dentro, e fa altrettanto per le persone. Lei arriva a comprarsi un terreno per far vivere ai turisti la vera Africa, organizzando escursioni con colui che poi sarà suo marito, cosi impara lo swaili, lingua locale. È una storia toccante, piena di emozioni, che consiglio vivamente di leggere, ne vale la pena! Andrei avanti dilungandomi ma senza trasmettere quella potenza di vita che questo libro dà, e quindi lo sminuirei senza volerlo!

LIBRO - "A mani nude", di Stefano Martufi

(Recensione di Tamara Graziani)

Una coppia di giovani sposi, due sogni infranti, un debito da pagare ed una scelta sbagliata che cambierà per sempre il corso delle loro vite. Sono queste le orme da seguire per capire dove porta questo breve romanzo di Stefano Martufi. Settandadue pagine nelle quali l'autore racconta una storia d'amore senza lustrini ed effetti speciali in cui i due protagonisti sono assaliti da conflitti interiori e desideri che non si realizzano sullo sfondo di una società dura e spigolosa fatta di personaggi senza scrupoli.

La storia di Narcos, pugile e reduce di guerra, e Lisa mancata pianista si snocciola con incedere incalzante. Il lettore viene rapito dal racconto e riesce ad entrare nella psicologia dei protagonisti grazie a continui flash back sulle loro vite. Il crudo scenario della guerra ha completamente stravolto l'animo di Narcos. Il giovane torna ad una quotidianità della quale non si sente parte integrante, incapace di gesti di tenerezza e d'affetto nei riguardi della giovane moglie. Narcos vive come un randagio e compie scelte azzardate che compromettono il suo futuro ed inevitabilmente quello di Lisa spettatrice passiva di un matrimonio che amplifica la sua solitudine.

Narcos, pugile nostalgico del suo ring affronta la vita senza guantoni, a mani nude per l'appunto, sempre alla ricerca di sfide da vincere salvo scoprire che le regole fuori dal quadrato di gioco non esistono e lui soccombe portando all'estremo il disagio di vivere compiendo un omicidio. Lisa, è una figura femminile forte che sa soffrire in silenzio, abdica al matrimonio i suoi sogni di pianista e si rifugia in se stessa per nascondere la frustrazione di non riuscire a dare un figlio a Narcos. Intorno ai due protagonisti si snodano le comparse di una società che contrappone le vite di operai costretti a scioperare per i loro diritti e quelle di personaggi loschi che si arricchiscono sfruttando la disperazione di giovani come Narcos e Lisa. Nel finale l'inatteso colpo di scena.

sabato 5 ottobre 2013

Teatro – rassegna salviamo i talenti – “L’amore in guerra” di Melania Fiore

Fantasmi in teatro. I fantasmi più reconditi dell’animo umano, quelli che fanno paura sul serio. Quelli che sconvolgono e dilaniano le proprie e le altrui esistenze. “L’amore in guerra”, scritto diretto e interpretato da una superlativa Melania Fiore, chiude la prestigiosa rassegna del teatro Vittoria nel migliore dei modi. Un testo complesso, di un’intensità ed una tensione emotiva che quasi fanno male, a cui non si può rimanere indifferenti. Due atti, due donne, due storie nel delirio del regime nazista. La prima, una famosa pianista tedesca, Gertrud Steiner “rea” delle sue origini ebraiche e perdipiù lesbica; la seconda, Matilde Melzner, “colpevole” di lievi disturbi psichici e ricoverata nella famigerata “casa di cura” di Eichberg. Una scenografia accurata e minimalista lascia spazio alla prepotenza delle interpretazioni. Sul palco, Melania e il credibilissimo Simone Ciampi nella parte di due nazisti tormentati, riescono a trasmettere al pubblico emozioni violente grazie alla forza della loro recitazione, capace di penetrare nell’intimo fino alla soglia del dolore, prerogativa degli attori veri. Brividi di gelo, aberrazioni a cui può giungere l'uomo di tutti i tempi. Anche con un semplice cruciverba “ariano”. Due atti che tuttavia, pur nella cupezza delle due storie, lasciano un barlume di speranza, quello appunto dell’amore in guerra. Amore per la musica, amore per la vita, l’amore che tormenta nel profondo anche i carnefici. Una pièce di grande spessore e di non facile interpretazione, ma che sfonda la fatidica “quarta parete” e lo fa con la forza, la mimica, la drammaticità e la presenza scenica imponente di Melania Fiore. Una nota di merito anche per la gestione audio e luci, a cura di Riccardo Santini, che ben accompagna ed evidenzia i momenti più intensi. Non poteva concludersi meglio questa rassegna di giovani talenti. Con “L’amore in guerra” andiamo via con la certezza che il teatro è vivo, amato e coltivato da talenti straordinari come quelli ammirati oggi. Onore al teatro Vittoria che gli concede spazio.
Paolo Leone


Libro – “Dalla pèntima del piccione”, di Giuliano Di Benedetti

Un libro sorprendente,  affascinante, quello di questo autore che è uno dei più grandi studiosi del mito della Dea Diana e delle sue origini. Di Benedetti, supportato dai suoi studi trentennali sul territorio del Tempio di Diana e dintorni, spaziando dall’archeologia alle teorie supportate da uno studio approfondito delle opere di Sitchin, ci trasporta nel tempo e nel futuro. Il lago di Nemi diventa il centro della civiltà fin dai tempi dell’era glaciale e discutibili ma verosimili ipotesi si fanno largo dallo spazio, da altri mondi. Un libro complesso ma scorrevole, ci racconta le origini dei culti di quello che diverrà l’impero romano, ci svela antiche religioni che in fondo si ripetono nella storia dell’umanità. Un trattato divertente di storia, archeologia e fantascienza (?) che merita di essere letto. Come ama dire l’autore..”io non sono un professore, ma non ho trovato ancora nessun professore che riesca a smontare le mie tesi”. Mistero e storia si intrecciano tenendo il lettore appassionatamente avvinto alle pagine. Edizioni Ventucci.

Simone Agresti

venerdì 4 ottobre 2013

TEATRO - "C’è qualche cosa in te”, di Enrico Montesano

(Recensione di Paolo Leone)

Clonatelo. Per favore, qualcuno cloni Enrico Montesano. E’ stato questo il pensiero più frequente assistendo al suo meraviglioso spettacolo che ha debuttato ieri sera al teatro Brancaccio di Roma, tornato al decoro che merita. Clonatelo, perché con il suo “C’è qualcosa in te” Enrico conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere forse l’ultimo depositario di una memoria storica della commedia musicale italiana. Con la naturalezza che da sempre lo contraddistingue, sul palco dà vita, insieme alla giovane Ylenia Oliviero, ad una gradevolissima storia che non scade mai nell’amarcord melenso ma che invece rende omaggio ai momenti più esaltanti del musical italiano, ricordando con maestrìa eccelsa personaggi come Delia Scala, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Carlo Dapporto e tanti altri e delizia il pubblico con le canzoni che hanno fatto la storia segnata da questi mostri sacri. Nando, il personaggio interpretato da Montesano, è il vecchio custode di un teatro, o meglio del magico sottopalco di un teatro in cui vengono conservati migliaia di costumi di scena che all’improvviso si trova a dover combattere contro uno sfratto che minaccia di trasformare quel luogo di memorie nell’ennesimo centro commerciale. Insieme ad Adelina, la ragazza piombata quasi per caso in quella sorta di tempio, combatterà la sua battaglia. Colpi di scena si susseguono a mano a mano che i due si conoscono meglio, fino alla sorpresa finale. Il tutto si svolge con ritmo incalzante e accompagnato dalla scenografia sontuosa di Gaetano Castelli e da venti bravissimi ballerini, guidati dalle coreografie spettacolari di Manolo Casalino sulle musiche arrangiate da Renato Serio. Uno spettacolo ricco di calore, che riempie gli occhi ma scalda il cuore grazie alla bravura immensa di Montesano che in ogni suo spettacolo non manca mai di offrire al pubblico degli aneddoti, delle “chicche” sconosciute ai più. Anche ieri, tra le righe del testo, ci ha sorpresi raccontando l’origine del nome d’arte di Renato Rascel e di Delia Scala, il vero filo d’Arianna di questa commedia. Un plauso particolare a Pamela De Santi, i suoi costumi sono meravigliosi. Si esce dal teatro consapevoli di aver avuto la fortuna di assistere alla performance dell’ultimo grande interprete del musical italiano. Caro Enrico, se..il tempo fosse un gambero..ne dovrebbe nascere un altro come te. Per favore, clonatelo.


LIBRO - "Folgore di Luce", di Fabiana Difabio

(Recensione di Paolo Leone)

Una bella novità editoriale è il primo libro di questa giovane poetessa. Vincitrice nel 2011 al secondo concorso nazionale di creatività poetica “Ascolta, è poesia”, con la sua poesia “Sorprendimi Amore”, Fabiana Di Fabio si affaccia sul mercato con questa raccolta di sue composizioni molto interessante. Una poetica, quella della Di Fabio, che spazia da visioni dai toni lievi de “L’immensità di un giorno” a quelli certamente più cupi come in “Caos”.  Nonostante la giovane età, Di Fabio è una ricercatrice della parola forbita, sciolta da regole precise se non quelle della profondità dell’animo umano. Il libro, edito dalle Edizioni Archeoares, è arricchito dalle belle immagini disegnate da Alessandra Pinna. Ad aprire il volume, una bellissima citazione del musicista Giovanni Allevi, che ci piace riportare: “Se riusciamo a scrivere poesia che sia una diretta emanazione della vita, della nostra capacità di soffrire, dell’aver subìto i graffi dell’esistenza, del nostro esserci rotolati nella realtà, allora quella poesia entrerà sicuramente in sintonia con le emozioni e le aspirazioni delle persone e provocherà cambiamenti che nessuno potrà fermare” (G. Allevi, Classico Ribelle – 2011). Fabiana, con questa prima opera, ci sorprende e ci trascina verso un cambiamento ancora possibile, nonostante tutto.


mercoledì 2 ottobre 2013

LIBRO - “Le mie impressioni” di Pino Ippolito

(Recensione di Daniela Spagnoli)

“Le mie impressioni” è una raccolta di raccolte di poesie, come sottolineato dall’autore. Pino Ippolito ha trascorso la sua infanzia a Sarno e si è trasferito a Piacenza passando per la Svizzera e la Spagna, molte poesie sono dedicate ai luoghi in cui è vissuto. Oltre a questi luoghi le sue poesie narrano l’amore, l’amicizia ed i rimpianti per tutto quello che è stato e non sarà più. Nonostante questo non c’è malinconia nei versi di Pino, egli trasmette una grande forza interiore e allo stesso tempo una semplicità ed un immediatezza che lo rendono piacevole alla lettura. Alcune poesie sono scritte in dialetto napoletano, non conoscendolo non ho potuto apprezzare a pieno alcuni versi ma coloro che lo capiscono gradiranno. Si può visitare la pagina dedicata al libro e leggere alcune poesie in esso contenute, le consiglio anche a chi è ostica la poesia.

LIBRO – “Il ballo”, di Irène Nemirovsky

Uno splendido racconto breve, questo, che in estrema sintesi ci illumina sull’etica dei personaggi raccontati da questa grande scrittrice del ‘900. Nata a Kiev nel 1903 da una famiglia di ricchi banchieri di origini ebraiche e scomparsa nel luglio del 1942 nel famigerato campo di concentramento di Auschwitz, Nemirovsky tratteggia una società cupa, uomini e donne che, come teorizzato dal filosofo inglese Hobbes, sono  creature egoiste, pericolose, bramose di potere…homo homini lupus. Come accennato all’inizio, l’etica dei personaggi della Nemirovsky è racchiusa in un’immagine folgorante: “a ciascuno la sua preda: secondo la sua astuzia e la sua forza”.
Non fa eccezione questo racconto, in cui una coppia di coniugi arricchiti ma non nobili, si illudono, tramite l’organizzazione di un ballo, di segnare il loro ingresso nella società bene parigina. Un sogno ossessivo per la madre della piccola Antoinette, estromessa dalla preparazione di questo evento che avrebbe dovuto invece coinvolgerla in quanto debuttante. Il racconto precipita inevitabilmente verso la crudele e astuta vendetta che la ragazza, anche lei vittima e carnefice, saprà mettere in atto nei confronti dei genitori, rivelandone la natura misera.

                                                                                  Mauro Giacometti

Teatro – “L’arte della truffa” di Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli

Se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, al Teatro Golden di Roma i sorrisi dovranno essere smaglianti. La “prima” andata in scena da poche ore nel delizioso salotto di via Taranto è stata una piacevolissima sorpresa. Una commedia gradevole, divertente, scritta e diretta con grazia dai quattro coautori ed interpretata con maestrìa da Gianni Ferreri, Barbara Pieruccetti, Giancarlo Ratti e Sergio Solli, ha fatto ribollire di entusiasmo la platea gremita in ogni posto. E’ raro assistere ad un’armonia tale tra quattro attori di questo calibro, perdipiù durante una “prima”. Quel che ne è nata è stata una rappresentazione di grande intensità, due ore di divertimento senza il minino calo di tensione. Straordinario Giancarlo Ratti, un suo sguardo vale il prezzo del biglietto, nell’interpretare un imprenditore (Gianmario) ossessionato dall’onestà ereditata dalla sua famiglia integerrima alle prese con la moglie, una credibilissima Barbara Pieruccetti, il cui passato nasconde forse un lato non proprio irreprensibile. Gianni Ferreri, il truffatore agli arresti domiciliari nell’abitazione dei due, non sbaglia un solo tempo comico e Sergio Solli è un cardinale di irrefrenabile ilarità. Una pièce riuscitissima che colpisce per la sua freschezza, per il ritmo, per la bravura degli interpreti e per una regia davvero sorprendente, ennesimo colpo di genio di Augusto Fornari. Tra gli altri interpreti una bellissima Desirèe Popper, la vicina di casa brasiliana dei nostri eroi, e Danilo Giannini con Michele Iovane nei panni dei due carabinieri addetti al controllo degli arresti di “Vincenzo”-Ferreri. Tra tanta abbondanza di bravura, emozionante la partecipazione in video del grande Sergio Fiorentini e un cameo di Maurizio Mattioli.  Difficile iniziare meglio di così una stagione teatrale. Ma il Golden non è nuovo alle sorprese.
Dal 1° al 20 ottobre al Teatro Golden di Roma – via Taranto 36


(Recensione di Paolo Leone)